BRAMBILLA  MAURIZIO

20095 CUSANO MILANINO (MI)

Pittore - Nato a Milano nel 1952. Si diploma all'Istituto Beato Angelico di Milano e nel 1975 ottiene il diploma di Scenografia e Costume all'Accademia delle Belle Arti di Brera a Milano, sotto la guida dei professori Tito Varisco e Domenico Purificato. In campo scenografico ha firmato scene e costumi per vari teatri ed enti lirici e alla RAI TV di Milano. Dal 1982 svolge il ruolo di Commissario di esami di Scenografia presso l'Accademia di Brera. Ha allestito varie personali a Cagliari, Legnano, Bordighera, Vallecrosia, Savona, Muggiò, Milano, Cusano Milanino, Vigevano, Cremona, Novara  ecc., ed ha partecipato a numerose collettive e concorsi. Di lui hanno scritto i critici: Ruggero Bottoni, Ennio Bramato, Antonio Carbè, Ciardi-Duprè, Donato Conenna, Giuseppe Congiu, Tiziana Cordani, Carlo Franza, Paolo Isotta, Lucio Martelli, Giuseppe Martucci, Domenico Nicosia, Giuseppe Patellaro, Alberico Sala, Dino Villani, e molti altri.

Premi e riconoscimenti: "Città di Alassio" primo classificato nelle edizioni 1978-1979; Targa d'Oro della Regione Lombardia al IV concorso di pittura e scultura all'Hotel Hilton di Milano nel 1978; "Tocco d'Oro" primo premio all' Hotel Gallia Excelsior di Milano nel 1979; Targa Regione Lombardia nel 1985; Premio Epifania nel 1992 e nel 1994 a Milano; Premio Ambiente per la Pittura nel 1994 a Milano e molti altri. Ha tenuto una relazione sul tema "Pittura - scenografia" al Rotary Club, 204° distretto a Milano, ottenendo una medaglia riconoscimento. Bibliografia: Comanducci, Comed, Il Fantastico nell'Arte, Arte Mercato, Bolaffi, Quadrato, Arte Cultura, Pungolo Verde, Arterama, L'Indice, Gelmi e molti altri.

 

“… Curioso, dunque, sia perché il golf è sport di pratica non consueta né di massa, che subito suscita echi di cultura ‘wasp’, angloamericana, appunto, capace, a quanto sembra, di sollecitare una visione paesaggistica non consueta, a piani larghi, sfondati su ampi cieli, descrittiva quanto basta da suggerire una presa in visione quasi fotografica, in cui, tuttavia, la nitidezza compositiva pare suggerire una ‘messa in posa’ sotto le luci nette che delineano ombre e cose…

… Il gioco assume una parvenza di rituale ed una artificiosità che smentisce gli accenti naturalistici della composizione “en plein air”: la suggestione del lavoro di Maurizio Brambilla è, per l’appunto, risposta in questa apparente incoerenza che slabbra la pittura di realismo in suggerimento fantastico, in modo surreale.

Fuori e dentro la realtà, proprio come in un labirinti che sia sufficientemente rigido ed insieme adeguatamente permeabile alla vista, che mostri e celi, che accolga lo spazio e lo delimiti.

Così, forse, si spiegano le geometriche architetture arboree dei giardini e dei verdi labirinti delle sue topiarie.

Topiarie,  da topos che in greco  indica il luogo, un luogo descritto con la minuzia di un manuale, di un inventario, di un albo naturalistico, tanto da far risaltare l’invenzione, la irrealtà ben congeniata, il suo essere non già frutto spontaneo della natura ma ingegnosa architettura dell’uomo, geometria misurata e misurabile e non piuttosto emanazione romantica d’una cultura d’emozioni. Ma i giardini, appunto, che il Brambilla impagina hanno con vivida armonia cromatica, in una crudezza d’ombre e in taglienti piani compositivi di geometrie e prospettive, non sono il promanare ottocentesco d’una nuova cultura della natura quale specchio d’emozioni e sentimenti…

Sono, invece, il rigoroso luogo, il topos, d’una superiore armonia che si avvale della misura quale metro, via d’uscita dal mondo reale.

Rappresentando secondo i modelli dell’architettura rinascimentale, italiana e francese, giardini di scenografica invenzione, l’autore sfonda il muro arboreo della realtà effigiata e trasporta l’osservatore oltre le quinte immaginarie in spazi e tempi degni di un teatro palladiano.

Mentre ci si aspetta di vedere passare oltre i ben ordinati filari di, tra le ben tagliate siepi, personaggi di Corneille o di Racine, si appunta l’occhio ad obelischi e statue, a fontane ed a tutta una varietà di forme che escono dirette da un “esprit de geometrie“ che sembra governare un mondo di matematiche armonie, un universo naturale per ciò stesso inverosimile, quanto più apparentemente reale. Scenografia, cultura e gusto, interesse per l’arte di modulare e modificare l'aspetto delle piante, la topiaria, appunto, secondo le esigenze di un gusto tanto nobile quanto artificioso, modulano e suggeriscono le immagini che popolano la pittura del Brambilla, coinvolgendo in un piacevole e sottilmente inquietante gioco, di scacchi, più che golf…”.

2002 – Tiziana Cordani

 

"... Abbiamo così un artista che si mostra liberamente spinto verso una parziale forma di surrealismo ancorato ai canoni di una certa pittura della realtà, che é alla ricerca avanzata di una fisionomia la quale vuol fare sempre più affidamento sugli apporti della fantasia. Egli sfiora gli orli della metafisica, va affinando la tavolozza con valori cromatici singolari già ben definiti nella elaborazione di certi fondali cosmici ed é orientato a raggiungere il volume senza fare eccessivo affidamento sul segno e sui contrasti forzati di chiaroscuro. Si sente così l'artista impegnato nelle opere più recenti, a creare un'atmosfera intorno alle sue immagini ed a far sentire la materia di ciascun elemento, differenziarsi a seconda delle sue caratteristiche naturali, con un più sentito passaggio di note che scandiscono i valori. La sua é una ricerca che vuole arrivare a conciliare l'obbedienza alla realtà oggettiva delle cose, con le invenzioni della fantasia in modo che queste ultime riescano sempre a prevalere fino al punto di trascinare in modo oggettivo l'osservatore, nel discorso che il tema ha iniziato a svolgere. Siamo di fronte ad un pittore serio, che si é dato una base sulla quale può costruire con sicurezza, che si impegna a fondo e quindi riuscirà sempre più a dar corpo in modo ottimale alle sue invenzioni che stanno tra la realtà ed il sogno come é, del resto, l'esistenza di chi non si accontenta di vivere vegetando meglio che può, ma anche di pensare".

1983 - Dino Villani

 

ALLA SOGLIA DEL SOGNO

"...Tutto è così perfetto e ben definito nelle immagini dei suoi giardini che al di là della meravigliose composizione che ne risulta, si ha immediata l'impressione del surreale.Nessuna bizzarria, tutto risponde a linee molto armoniose a luci e colori che esaltano il disegno di fondo realizzato con autentica qualità estetica, rendendo l'effetto di un immagine certamente gradevole. A volte c'è qualche tocco al di sopra delle righe, come vuole il Surrealismo che Maurizio Brambilla ha sposato da decenni con estrema convinzione e, direi, con grande entusiasmo, ottenendo invidiabili risultati. E' innegabile che nell'osservare i suoi quadri emerge la radicata tendenza dell'autore alla scenografia: sembra sempre che abbia allestito un palcoscenico per una maestosa rappresentazione. Osservando i suoi quadri ho l'impressione che da un momento all'altro dalle immaginarie quinte di quel "palcoscenico" debbano entrare gli attori, per una rappresentazione gioiosa, mai triste. Queste sono le suggestioni fantastiche che suscita il surreale. Proprio le opere di Brambilla sono capaci di creare l'atmosfera magica, incantevole, di questo Surrealismo che oltrepassa i canoni del reale per lasciare spazio alle pulsioni dell'interprete. Ogni suo quadro rivela scenari prospettici, monumentali e ammalianti che confermano una grande unità poetica.

 Nello specifico Brambilla ha scelto l'Arte Topiaria per dare il meglio di se: giardini ornamentali di grande effetto con piante e cespugli, inquadrate in una rigida geometria. Sebbene gli schemi siano ben definiti, tutto sia descritto con impassibile minuzia, ecco emergere le vere capacità artistiche dell'autore che rivaluta la componente realistica con la sua irrazionalità e creatività; proclama una dimensione dell'arte che va oltre al tradizionale.

 Il "manifesto del Surrealismo" di Andrè Breton è molto esplicito, troviamo concetti come questi: "l'uomo questo sognatore definitivo....", "Cara immaginazione, quel che soprattutto amo in te è che tu non perdoni", "Il meraviglioso è sempre bello, qualsiasi meraviglioso è bello, e soltanto il meraviglioso può essere bello"...

2001 – Ezio Tamburelli