ARRIGUCCI   SIMONE

52100  AREZZO  -  Via Sanarelli,  18

Pittore - Risiede ed opera ad Arezzo. Ha radici artistiche nella tradizione pittorica toscana, riprendendo e interiorizzando l'espressione artistica dell'impressionismo livornese. Formato presso lo studio del maestro Gastone Torini è aperto a tutte le forme tecniche, con preferenza all'utilizzo dell'olio, anche su vetro. I suoi soggetti preferiti sono i paesaggi (non statici!), i ritratti (introspettivi), i nudi e le nature morte (di vivo colore). Recensito dai critici d'arte Giovanni Nocentini (come "Pittore della fiammante luce" per la sua dote di ritrarre la "luce"), Lia Bronzi (come "anima ricca di immagini e colori…canto libero e solare") e da Sebastiano Zappalà.

Ha preso parte a collettive e concorsi, ottenendo ambiti premi e riconoscimenti, tra i quali: 2° premio a Grosseto al II Premio d'Arte Visuale Collettiva, under 30; Rassegna di Pittori Toscani a Rufina (FI); 2° premio al Concorso Internazionale 2000 - Sezione Pittura Alias Melbourne (Australia); 8° Festival Internazionale della pittura contemporanea a Sanremo; Concorso Premio "Dante Alighieri" a Firenze; Premio "L'aquila della cultura" dell'Accademia Internazionale "Città di Roma"; Coppa Pacis Città di Firenze dell'Accademia Internazionale Il Marzocco; 2° classificato alla Prima Biennale di Arte Visiva di Riparbella (Pisa); 4° classificato alla IV Edizione della Biennale di Belle Arti della Città di Roma; 2° classificato al trofeo "Città di Bologna 2002"; premiato al concorso "Milanart 2002". Ha ricevuto, inoltre, il diploma di "Accademico di Merito" da parte dell'Accademia Araldica Internazionale "Il Marzocco" di Firenze e da parte dell'Accademia Internazionale "Città di Roma" di Roma. Nel 2002 ha allestito la sua prima mostra personale al Circolo Artistico di Arezzo; inoltre ha esposto presso il Comune di Castiglion Fiorentino.

Una sua opera "Autoritratto con bicchiere vuoto" è esposta al Museo Nazionale "Gli Etruschi" di Vada (Livorno). Il suo nome figura nel volume "Artisti Italiani Contemporanei"  e sul Catalogo Nazionale d'Arte Gelmi n° 27.

 

"… La vocazione naturale dell'artista è certamente quella di sapere  - o di volere - ritrarre la 'luce' per cui il pittore prima di tracciare una linea, i contorni, una figura egli resta affascinato dalla luminosità del soggetto; e è questa luminosità che - forse inconsciamente - egli ferma nelle sue opere e ciò al di là anche di un desiderio pure appassionato di giungere a una linea unica che definisce una figura, perché egli - proprio per istinto naturale - sa molto bene che solo la invasione della luce, può ritrarre una figura che sia una figura viva, magari trovata per istrada o nella placida campagna e che sia una figura còlta in un momento speciale, in un istante ben definito, non mai immobile, ma sempre vera come ad esempio i pii bovi che ritornano alla stalla o il solitario carretto trainato da un docile cavallo appena uscito fuori dal paese lasciato intravedere sullo sfondo…

Ecco come possiamo riassumere l'arte di Simone Arrigucci: egli tenta di conciliare ciò che è istantaneo con ciò che è eterno, impressione momentanea con lo studio accurato così che anche ciò che sembra frutto dell'impulso immediato è invece filtro attraverso la cosciente volontà dell'artista. Le scene quotidiane di paese, specie esse, son i temi dominanti delle opere di questo artista. In esse escludiamo qualche manierismo nella scelta del soggetto, nessuna ricerca di pittoresco in queste scene che potrebbe facilmente rappresentare solo rappresentazioni, per così dire, di costume.

La originalità semmai, nell'Arrigucci - a nostro personale parere - consiste nel fatto che egli non copia il soggetto come esso è, ma ne fa l'espressione del proprio modo di vedere e insomma, di comprendere la realtà. Così ad esempio nella nuda fanciulla seduta a piè dell'albero, forse quello biblico del 'bene e del male', col serpente tentatore oramai inoffensivo che sembra esprimere più della sorpresa, la immensa solitudine del mondo il quale infatti, è silenzioso e deserto, senza nessun raggio di luce che lo colpisca e oltre di esso si erge la linea piana e grigia di una torre sullo sfondo di un cielo senza confini…".

Giovanni  Nocentini

 

"L'idea di una unità fatta di diversità creativa, anima la ricerca pittorica di Simone Arrigucci, ricca di immagini e di colori, ma soprattutto canto libero e solare dedicato all'arte. Il suo colore diffuso e dominante, caldo e avvolgente, talvolta anche rarefatto ed impalpabile, ha timbri schietti dentro i reticolati strutturali e compositivi ed attinge ad una grande varietà di chiavi cromatiche che comprendono sia i toni caldi che freddi, come diversificata è del resto l'attenzione verso i soggetti che si sposta nei più diversi elementi figurali quali: il paesaggio, le nature morte, la riproduzione di oggetti, questi ultimi sempre ripresi nella loro bellissima essenzialità toscana, dove il contrasto tra il rosso e il cobalto crea una magica atmosfera, che sa dare un'impressione fresca e vibrante. L'ambiente, quasi sempre riproducente il paesaggio agreste, è severo, senza ornato, dove il pittore plasma la sua umanità, colta nell'atto lavorativo, che vuol essere anche messaggio sociale, morale, universale. Ma il merito di Simone Arrigucci è quello di sapere evitare ogni banalità riproduttiva, fotografica con l'inevitabile scadimento della rappresentatività, della riconoscibilità, ma incline all'aneddoto simbolico ed evocativo, che esprime tutta la sua creatività…".

Lia  Bronzi